Lentamente comincia la sua discesa. Esce dalla nicchia dove riposa tutto l’anno e va incontro ai fedeli. Il volto è inclinato, le braccia sono aperte, quasi ad abbracciarli tutti. Idealmente è così.
Quando il rito ha inizio c’è un silenzio che quasi fa rumore, ma dura un attimo. Qualcuno un istante dopo comincia a pregare, altri si inginocchiano in raccoglimento, molti si lasciano andare alle invocazioni. È un momento di grande emotività e suggestione, in cui fede e devozione si incontrano creando una sorta di magnetismo. È una magia. Inspiegabile se non la si osserva da vicino, se non si guarda attentamente questa discesa che quasi ipnotizza. Lenta ma sicura. Quieta ma allo stesso tempo volitiva. A muoverla è un ingegnoso meccanismo elettrico, ma la suggestione è tale che sembra quasi che cammini sola.
I fedeli sono lì, la aspettano, seguono il suo incedere graduale. Pregano perché credenti, ma ne resta affascinato persino chi non crede.
È la Madonna del Suffragio, un regalo di papa Urbano VIII, nato Barberini e 235esimo vescovo di Roma. Non una semplice statua lignea, seppure bellissima come le altre opere d’arte che la osservano da vicino. Le pitture di Sarra, Balbi e della scuola del Cavalier d’Arpino, oltre al portale bronzeo di Tommaso Gismondi.
La discesa verso i fedeli è nella sua casa, la Collegiata di Santa Maria della Valle, di origine medievale, tanto che la prima volta compare in uno scritto del 1186 ma che oggi appare in tutta la sua bellezza seicentesca.
Il rito si compie ogni anno nella dominica in albis deponendis. È la prima domenica dopo Pasqua ed è chiamata in questo modo perché proprio in quel giorno i fedeli che sono stati battezzati durante la veglia pasquale deponevano l’abito bianco indossato al momento del battesimo.
Ogni anno i monticiani sono lì. Pregano, invocano, si inginocchiano. Attendono la loro Madonna che scende verso di loro. Ad abbracciarli e proteggerli.