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CASINA VALENTINI

CASINA VALENTINI

«Fa caldo, fa tanto caldo». Domenico è sfinito. Pensa a casa sua, a sua madre, al bagno nel fiume in estate, ai biscotti preparati per il giorno di Natale.

Se chiude gli occhi ne sente ancora il profumo. Pensa a quella ragazza che aveva incrociato al fontanile aiutandola a prendere l’acqua. Neanche il nome sapeva, ma era bellissima. «Era bellissima», continua a ripetere ai suoi compagni oramai sfinito. Domenico Vietri, diciassette anni, studente. Si può morire a diciassette anni? Domenico è morto facendo l’Italia.

«Fa caldo, fa tanto caldo». Domenico è sfinito. Pensa a casa sua, a sua madre, al bagno nel fiume in estate, ai biscotti preparati per il giorno di Natale.

Se chiude gli occhi ne sente ancora il profumo. Pensa a quella ragazza che aveva incrociato al fontanile aiutandola a prendere l’acqua. Neanche il nome sapeva, ma era bellissima. «Era bellissima», continua a ripetere ai suoi compagni oramai sfinito. Domenico Vietri, diciassette anni, studente. Si può morire a diciassette anni? Domenico è morto facendo l’Italia.

È la fine di ottobre del 1867. Le fiamme avvolgono la Casina Valentini, a Monte San Giovanni Campano.

Garibaldi punta verso Monterotondo, Acerbi si dirige a Viterbo. Verso Pastena e Monte San Giovanni Campano i volontari sono agli ordini di Nicotera. Intorno alla città arrivano i gendarmi dello Stato Pontificio. È scontro aperto. Si muore sul campo di battaglia e il divario è enorme. La forza dei numeri contro il coraggio di pochissimi. I fucilieri del Papa sono tanti e ventinove garibaldini trovano rifugio nella Casina Valentini. Quattrocento contro meno di trenta. È resistenza vera, autentica, di quell’ideale che li fa resistere al fuoco e all’assalto.

MORIRE PER LA PATRIA 

MORIRE PER LA PATRIA 

MORIRE PER LA PATRIA 

MORIRE PER LA PATRIA 

MORIRE PER LA PATRIA 

MORIRE PER LA PATRIA 

MORIRE PER LA PATRIA 

MORIRE PER LA PATRIA 

È la fine di ottobre del 1867. Le fiamme avvolgono la Casina Valentini, a Monte San Giovanni Campano.

Garibaldi punta verso Monterotondo, Acerbi si dirige a Viterbo. Verso Pastena e Monte San Giovanni Campano i volontari sono agli ordini di Nicotera. Intorno alla città arrivano i gendarmi dello Stato Pontificio. È scontro aperto. Si muore sul campo di battaglia e il divario è enorme. La forza dei numeri contro il coraggio di pochissimi. I fucilieri del Papa sono tanti e ventinove garibaldini trovano rifugio nella Casina Valentini. Quattrocento contro meno di trenta. È resistenza vera, autentica, di quell’ideale che li fa resistere al fuoco e all’assalto.

MORIRE PER LA PATRIA 

MORIRE PER LA PATRIA 

MORIRE PER LA PATRIA 

MORIRE PER LA PATRIA 

MORIRE PER LA PATRIA 

MORIRE PER LA PATRIA 

MORIRE PER LA PATRIA 

MORIRE PER LA PATRIA 

«Scappiamo sul tetto!», grida qualcuno ai compagni. Il buio della notte li aiuta ad andare via, sfuggendo ai papalini e alle fiamme che distruggono la casa.

Ma non tutti ce la fanno. Gli eroi del Risorgimento ciociaro sono lì, a combattere. A morire per un ideale di patria. Muore Vincenzo Del Cagliano. Muoiono Giorgio Gigli e Carlo Casertelli. Muore Domenico Vietri, a diciassette anni. Sembra un bambino tra quelle fiamme. Ripensa alle cose belle. A quella ragazza meravigliosa, agli occhi di sua madre che lo guardano con amore. Muore a Monte San Giovanni Campano, dove ventinove giovani audaci fermano l’esercito del Papa Re.

In quattrocento erano rimasti bloccati per stanarli. È il sacrificio che lascia libero il transito a quanti da Casamari viaggiano verso Frosinone. «Portiamo un fiore sulla tomba dei garibaldini», dice oggi una bambina a sua madre trascinandola verso la chiesa di San Pietro. C’è la loro tomba. C’è il ricordo del loro sacrificio. Era l’ottobre del 1867.

«Scappiamo sul tetto!», grida qualcuno ai compagni. Il buio della notte li aiuta ad andare via, sfuggendo ai papalini e alle fiamme che distruggono la casa.

Ma non tutti ce la fanno. Gli eroi del Risorgimento ciociaro sono lì, a combattere. A morire per un ideale di patria. Muore Vincenzo Del Cagliano. Muoiono Giorgio Gigli e Carlo Casertelli. Muore Domenico Vietri, a diciassette anni. Sembra un bambino tra quelle fiamme. Ripensa alle cose belle. A quella ragazza meravigliosa, agli occhi di sua madre che lo guardano con amore. Muore a Monte San Giovanni Campano, dove ventinove giovani audaci fermano l’esercito del Papa Re.

In quattrocento erano rimasti bloccati per stanarli. È il sacrificio che lascia libero il transito a quanti da Casamari viaggiano verso Frosinone. «Portiamo un fiore sulla tomba dei garibaldini», dice oggi una bambina a sua madre trascinandola verso la chiesa di San Pietro. C’è la loro tomba. C’è il ricordo del loro sacrificio. Era l’ottobre del 1867.