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LA FORTEZZA INESPUGNABILE

LA FORTEZZA INESPUGNABILE

Il rumore dei passi è sordo. Si sente in ogni stanza che si attraversa, su tutti i gradini che portano alla torre o giù, quando si arriva nelle segrete.

Inquietante e insieme affascinante, come ogni castello in cui storie inconfessate si mescolano a leggende e fatti reali, concreti, trascorsi nelle centinaia di anni in cui nobili d’alto lignaggio, soldati, religiosi e santi vi hanno soggiornato, vissuto o semplicemente transitato. Ogni singolo particolare racconta un episodio, uno scandalo, una storia di persone o fatti che hanno segnato un’epoca.

Il rumore dei passi è sordo. Si sente in ogni stanza che si attraversa, su tutti i gradini che portano alla torre o giù, quando si arriva nelle segrete.

Inquietante e insieme affascinante, come ogni castello in cui storie inconfessate si mescolano a leggende e fatti reali, concreti, trascorsi nelle centinaia di anni in cui nobili d’alto lignaggio, soldati, religiosi e santi vi hanno soggiornato, vissuto o semplicemente transitato. Ogni singolo particolare racconta un episodio, uno scandalo, una storia di persone o fatti che hanno segnato un’epoca.

È l’8 aprile del 1157 e la campagna intorno al castello è in fiore. Profumi avvolgenti e colori sfavillanti, briosi, luccicanti.

I conti d’Aquino entrano in possesso della roccaforte. Erano vassalli di papa Adriano IV, l’unico inglese della storia ad essere salito al soglio pontificio. Nicholas Breakspear, così si chiamava, che poi morì ad Anagni, poco prima di riuscire a scomunicare Federico Barbarossa. Comincia tutto da qui. Pochi anni dopo, nel 1184, il boato seguito dalla terra che trema. Quel rumore sordo di passi diventa frenetico, convulso, disordinato. Scappano tutti, nobili e servitori. È la paura a farli fuggire, la paura del terremoto. Il castello vacilla, si svelano le crepe. Ma resta lì. Solido, forte, massiccio, a dominare un’intera vallata e presidio di un territorio. Così inespugnabile da rinchiudervi persino un santo.

DOMINARE UN’INTERA VALLATA 

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È l’8 aprile del 1157 e la campagna intorno al castello è in fiore. Profumi avvolgenti e colori sfavillanti, briosi, luccicanti.

I conti d’Aquino entrano in possesso della roccaforte. Erano vassalli di papa Adriano IV, l’unico inglese della storia ad essere salito al soglio pontificio. Nicholas Breakspear, così si chiamava, che poi morì ad Anagni, poco prima di riuscire a scomunicare Federico Barbarossa. Comincia tutto da qui.

Pochi anni dopo, nel 1184, il boato seguito dalla terra che trema. Quel rumore sordo di passi diventa frenetico, convulso, disordinato. Scappano tutti, nobili e servitori. È la paura a farli fuggire, la paura del terremoto. Il castello vacilla, si svelano le crepe. Ma resta lì. Solido, forte, massiccio, a dominare un’intera vallata e presidio di un territorio. Così inespugnabile da rinchiudervi persino un santo.

DOMINARE UN’INTERA VALLATA 

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È il 1440. Il castello non è più della famiglia di San Tommaso ma del marchese spagnolo Innico d’Avalos, che aveva sposato Antonella d’Aquino.

Cinquant’anni dopo, nel 1495, l’orrore della distruzione.

Le truppe di Carlo VIII di Francia che travolgono tutto e tutti. La disperazione del popolo e la resa del castello. La nonna era Maria d’Angiò e in virtù di questo il re vantava un diritto alla corona del Regno di Napoli. Ecco allora la discesa sulla penisola, le guerre, le occupazioni, i morti lasciati sul campo.

Settecento. Settecento abitanti trucidati a Monte San Giovanni dopo la resa del castello. Uomini, donne, bambini. Chiunque incontrasse la furia dei francesi era spazzato via. Carlo VIII in persona guidò l’assalto alla fortezza andata distrutta. A raccontarlo fu Francesco Guicciardini pochi anni dopo.

È il 1440. Il castello non è più della famiglia di San Tommaso ma del marchese spagnolo Innico d’Avalos, che aveva sposato Antonella d’Aquino.

Cinquant’anni dopo, nel 1495, l’orrore della distruzione.

Le truppe di Carlo VIII di Francia che travolgono tutto e tutti. La disperazione del popolo e la resa del castello. La nonna era Maria d’Angiò e in virtù di questo il re vantava un diritto alla corona del Regno di Napoli. Ecco allora la discesa sulla penisola, le guerre, le occupazioni, i morti lasciati sul campo.

Settecento. Settecento abitanti trucidati a Monte San Giovanni dopo la resa del castello. Uomini, donne, bambini. Chiunque incontrasse la furia dei francesi era spazzato via. Carlo VIII in persona guidò l’assalto alla fortezza andata distrutta. A raccontarlo fu Francesco Guicciardini pochi anni dopo.

Cento anni di abbandono e poi di nuovo quel rumore di passi nel castello. A comandare, stavolta, è lo Stato Pontificio.

Il papa è sovrano e la fortezza diventa sede del governatore. È il 1595 e Monte San Giovanni è di nuovo un centro di potere. Lo sarà per molti anni ancora, cambiando di nuovo padroni. Nel 1832 saranno i conti Lucernari mentre nel 1870, e siamo nel Regno d’Italia, diventò sede della pretura mandamentale.

Cento anni di abbandono e poi di nuovo quel rumore di passi nel castello. A comandare, stavolta, è lo Stato Pontificio.

Il papa è sovrano e la fortezza diventa sede del governatore. È il 1595 e Monte San Giovanni è di nuovo un centro di potere. Lo sarà per molti anni ancora, cambiando di nuovo padroni. Nel 1832 saranno i conti Lucernari mentre nel 1870, e siamo nel Regno d’Italia, diventò sede della pretura mandamentale.